Il paese di Taggia, nella Riviera dei Fiori, il secondo sabato di febbraio si reinventa medieval-rinascimentale con un grande corteo in costume e con i rioni in gara con ambientazioni a tema.
Una ricorrenza che si perde nella notte dei tempi e ricorda le terribili razzie dei Saraceni quando dall’Africa e dall’Asia con le loro imbarcazioni corsare arrivavano sulle nostre coste, depredavano, incendiavano, distruggevano case, chiese, raccolti, uccidevano, rapivano donne e bambini, portavano via tutto quello che trovavano.
Secondo la leggenda per evitare i saccheggi dei predoni San Benedetto un giorno, vedendo arrivare dal mare le vele saracene, suggerì ai taggesi di accendere subito all’interno delle mura grandi fuochi in modo da far credere ai pirati che tutta la città era già stata invasa ed incendiata da altri predoni. Scoraggiarli quindi da un nuovo sbarco e da un loro imminente attacco in quanto a Taggia non c’era più nulla da poter razziare.
Alla vista di tutti quegli incendi, dalle alte fiamme, dal fumo densissimo, dalle urla e spari che si alzavano da dietro le mura fortificate il trucco, sempre secondo la leggenda, funzionò benissimo. I saraceni non sbarcarono, cambiarono rotta andandosi a cercare un altro centro abitato da depredare nella vicina Francia. Da quel giorno, ogni anno, il secondo sabato di febbraio i taggesi per ricordare lo scampato pericolo e per ringraziare San Benedetto "incendiano" il proprio Comune.
Giovani ed anziani alzano nelle piazze grandi cataste di legna e vi danno fuoco. Accendono anche i "furgari", grossi pezzi di canna di bambù riempiti con limatura di ferro e polvere da sparo.
I "furgari" danno vita ad alte cascate di scintille variopinte. Per tutta la notte folle di gente percorrono le strade, i vicoli di Taggia, si fermano davanti ai falò, accendono furgari, ascoltano musica. Nelle cantine a residenti ed ai tantissimi turisti vengono offerti pietanze e vino locale. Si festeggia tutti insieme sino all’alba dentro ad una città, tornata nel medio evo, che brucia per salvarsi dai Saraceni.